“Volevo la gonna”, la storia di vita nel libro di Miriam Morden
Tratto da tgcom24!
E’ una storia che racconta una vita ai limiti dell’incredibile “Volevo la gonna”, il libro che insegna e svela tanti aspetti, quelli della protagonista Miriam Morden.
La vicenda inizia durante la corsa di Miriam verso l’ospedale, accompagnata dalla sua amica del cuore, la scrittrice Vivian Darkangel. La narrazione è composta da fatti realmente accaduti, ogni racconto è dove deve essere e tutto assume un significato specifico per chi legge.
Quale è stata la spinta più forte a scrivere il libro?
“Dopo tante disavventure ma anche tante gioie come l’essere diventata nonna all’alba dei 64 anni, ho deciso di sfogarmi raccontando la mia storia in questo libro come se fossero le mie memorie, e chissà che possa essere un buon esempio di vita e restare nel cuore della gente che lo leggerà”.
Da quando hai voluto la gonna?
“Sin da piccola la mamma probabilmente sognava una femminuccia e ogni tanto mi metteva delle cosacchine lunghe che sembravano vestitini. Ma in realtà tutto ciò l’ho scoperto solo 30 anni fa guardando l’album di famiglia. Più o meno all’età di 10/11anni ho cominciato ad avere desiderio di vestirmi da bambina così rubavo gioielli scarpe e gonne alla mamma per poi chiudermi nella mia cameretta per indossarli e sentirmi molto bella”.
La nostra società è basata sulla finzione, sul perbenismo, sulle apparenze, ma la realtà è spesso diversa ; quale è stata la tua?
“Purtroppo anch’io per anni ho dovuto fingere di essere uomo e nella società dovevo comportarmi come tale; ma ad un certo punto non c’è l’ho fatta, stavo male, volevo quella gonna, così mi confidai con la mia compagna, che da subito mi ha capito e sostenuto sempre; da lì la spinta a uscire di casa vestita da donna. Ma non siamo pronti ora a capire i trans, figuriamoci 45 anni fa, e io ero additata, derisa, umiliata, bullizzata e non è stato per nulla semplice!”
Come hai fatto a far emergere la tua vera essenza?
“Poco alla volta tra lacrime e gioie, ci vuole tanto coraggio e da soli il più delle volte è impossibile, ma fortunatamente al mio fianco ci sono sempre state persone che vedevano quello che ero anche se avevo la gonna! Per loro non è mai stato un problema e questo mi ha aiutata tantissimo”.
La protagonista è fuggita come profuga dalla Libia, un paese che voleva sterminare la sua famiglia; il viaggio, che è anche interiore, passa da amicizia, dolore, abusi, amore. Da bambinarimasta imprigionata per tanto tempo in un corpo da bambino, troviamo, Miriam nei panni di un rispettato carabiniere, poi diventa abile batterista, successivamente padre di famiglia, per sbocciare, poi, in tarda età in una vera donna.
Come è stato vivere una doppia identità?
“È stata dura, pensi che quando lavoravo in conservatorio hanno scoperto che la sera mi vestivo da donna e mi hanno cacciata, licenziata in tronco; una sera ero in macchina, mi hanno fermato, quando hanno visto la carta d’identità, ovviamente apparteneva a un maschio e io ero vestita da donna e mi hanno arrestato, unica mia colpa quella di portare una gonna. Diciamo che sono stata nel profondo degli abissi ma poco alla volta sono riuscita a risalire sempre col sorriso”.
Oggi, quale è la situazione di coloro che vogliono radicalmente cambiare la loro identità sessuale?
“Oggi indubbiamente è un po’ più semplice, ma il percorso resta sempre complesso, bisogna prima accettarsi e non è così scontato farlo, poi inserirsi nella società che ancora fa fatica ad accettare i trans. Infatti molti abbandonano il percorso e vivono nella finzione per paura del pregiudizio. Ancor oggi è difficile trovare un lavoro quando ti presenti con la gonna, questa cosa fa veramente molta paura e il più delle volte muori dentro senza far emergere chi sei”.
Oggi tu come vivi la tua vera essenza finalmente ritrovata?
“Oggi sono felice, ci sono tanti progetti per il mio futuro , questo libro è solo l’inizio, poi ci sarà il film e tanto altro che mi aspetta. Sono diventata una donna forte e coraggiosa grazie a tutto ciò che ho passato, anche se ancor oggi farsi accettare non è semplice ma ho imparato a dimostrare ciò che valgo realmente senza soffermarmi troppo sugli inutili pregiudizi”.