Scavia: nuovi traguardi grazie a tecnologie di ultima generazione

La salute e la bellezza dei denti sono il risultato di una serie di attenzioni che coinvolgono sia il paziente che il professionista

Vi sono però accorgimenti e metodologie che si possono concretizzare solo grazie al lavoro di un team di specialisti del settore, realtà oggi indispensabile per il raggiungimento di una perfetta armonia, a completamento di un percorso di cure talvolta complesso per ottenere un sorriso sano ed esteticamente bello ed equilibrato.

A corredo del lavoro del team odontoiatrico, la figura dell’ Odontodriazia rappresenta un passaggio estremamente importante per chi desidera un sorriso del tutto armonico, spesso acausa di difetti non solo estetici, ma funzionali, legati ad una scorretta occlusione. 

Lo sanno bene i professionisti della Clinica Odontoiatrica Odontoaesthetics di Milano3 diretta dal Prof. Stefano Scavia - esperto in implantologia, parodontologia e rigenerazione dei tessuti orali e fondatore della Minimal invasive Dental Academy dove l' ortodonzista si definisce come figura specialistica fondamentale. 

Di nuovi traguardi e nuove metodologie in tema di cure ortodontiche parliamo con il Prof. Scavia e con il dottor Gabriele Rossini, membro dello staff di ortodonzia estetica della clinica Odontoaesthetics.

In cosa consiste l’Ortodonzia?

G.R. L’ortodonzia è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di correggere le malocclusioni dentali e, quando possibile, dento-scheletriche.

Per una dentatura sana ed armoniosa, quando si consiglia l’intervento dell’Ortodonzista?

G.R. Una prima valutazione ortodontica è indicata a partire dai 6 anni di età, per poter intercettare le eventuali problematiche a carico della crescita delle ossa mascellari ed evitare che la malocclusione si consolidi nel tempo. E’ importante valutare anche la funzione masticatoria e deglutitoria, per la quale ci avvaliamo della collaborazione di una specialista in logopedia.

Passi avanti nelle tecnologie di ultima generazione: su cosa si basano le nuove metodologie per riposizionare i denti e donare nuovi equilibri?

G.R. Le apparecchiature più innovative a nostra disposizione sono sicuramente gli allineatori ortodontici. Sono dispositivi leggerissimi e trasparenti, spessi 0,5 mm, che calzano sui denti come una pellicola, spostandoli secondo procedure pianificatevirtualmente dallo specialista. Gli allineatori garantiscono un’efficacia sovrapponibile a quella delle apparecchiature tradizionali, fornendo però estetica, comfort e igiene nettamente superiori.

S.S. Oggi le aziende leader del settore stanno facendo passi da gigante. Dal punto di vista diagnostico, attraverso delle semplici foto ed un software, siamo in grado di avere un’analisi tramite I.A. (Intelligenza Artificiale) in tempo reale. Questo ci permette di sapere già con una visita preliminare se il paziente possa essere trattato con allineatori invisibili ottenendo uno “score” che indichiil grado di difficoltà del trattamento.

Queste tecnologie sono anche in grado di ottimizzare i tempi del trattamento ortodontico?

S.S. Assolutamente si, attraverso una scansione intra-orale inpochi minuti siamo in grado di acquisire le impronte necessarie alla realizzazione delle mascherine inviandole in tempo reale all’azienda, anche oltre oceano. In questo modo non solo evitiamo il disagio delle impronte tradizionali ma risparmiamo tempo perspedizione, dogane etc. In circa 24 ore possiamo poi visualizzare sul software la simulazione virtuale del trattamento, che poi lo specialista potrà modificare oppure confermare.

Vi sono canoni estetici (mode) legati all’armonia della dentatura? Quanto incide una necessità legata all'occlusione dentale?

G.R. Noi professionisti ortodontisti abbiamo delle linee guida per definire una dentatura armonica, sia dal punto di vista dell’occlusione che dal punto di vista estetico. Nel 2015, con il gruppo dell’Università degli Studi di Torino, abbiamo pubblicato sul giornale dell’accademia americana di ortodonzia uno studio molto importante riguardante la percezione dei vari difetti del sorriso da parte dei pazienti, in modo da poter avere una bussola per orientare l’estetica dei nostri trattamenti integrandola con l’ottenimento di una funzione ideale.

S.S. Oggi riceviamo sempre più spesso richieste di tipo estetico, accompagnate di frequente dal modello di sorrisi famosi. Sta alla professionalità degli specialisti integrare questa richiesta con il trattamento della salute e dell’equilibrio del cavo orale.

Esistono controindicazioni o rischi quando si intraprende un percorso ortodontico?

G.R. Il trattamento ortodontico, se preceduto da un’attenta diagnosi, è praticamente risk-free. Le uniche controindicazioni al trattamento si possono presentare nell’adulto che presenta malattia delle gengive e dell’osso di supporto dei denti (parodontite) in fase acuta e non adeguatamente trattata.

S.S. Il trattamento multidisciplinare, che coinvolge pertanto più specialisti, sta alla base dell’eccellenza in campo odontoiatrico. La maggior parte dei pazienti adulti, che necessitano di trattamento ortodontico, non hanno solamente un’indicazione estetica. Sempre più frequentemente infatti integriamo la terapia ortodontica per ottimizzare i risultati di un trattamento di tipo parodontale, gnatologico, protesico, rigenerativo o una loro combinazione.

Quando un sorriso diventa davvero perfetto?

G.R. Un sorriso diventa davvero “perfetto” quando soddisfa al 100% le esigenze dello specialista e del paziente. Le nuove linee guida parlano di medicina basata sul paziente oltre che sull’evidenza scientifica. Nel valutare i nostri risultati, quindi, dobbiamo affiancare ai nostri parametri professionali le opinioni, i gusti e l’emotività dei nostri pazienti.

Al termine del processo ortodontico è possibile intervenire con altre soluzioni estetiche (faccette, sbiancamento)?

G.R. Certo, anzi alcune volte è proprio per poter effettuare al meglio interventi di estetica dentale che il paziente viene sottoposto al trattamento ortodontico, in modo da preparare adeguatamente il campo ai colleghi specialisti.

S.S. Per un sorriso perfetto  è necessario che vi sia l’equilibrio di ogni elemento.  La nostra filosofia clinica, fondata oggi sul concetto bio-mimetismo, non si limita a “nascondere” o a “rimuovere” ciò che non è bello, ma a curare ciò che è malato e a rigenerare ciò che è stato perso, solo in questo modo si può ottenere salute ed un’estetica perfetta.

 

 

Tratto da tgcom24!


E’ una storia che racconta una vita ai limiti dell’incredibile “Volevo la gonna”, il libro che insegna e svela tanti aspetti, quelli della protagonista Miriam Morden.

 

La vicenda inizia durante la corsa di Miriam verso l’ospedale, accompagnata dalla sua amica del cuore, la scrittrice Vivian Darkangel. La narrazione è composta da fatti realmente accaduti, ogni racconto è dove deve essere e tutto assume un significato specifico per chi legge.

Quale è stata la spinta più forte a scrivere il libro?

“Dopo tante disavventure ma anche tante gioie come l’essere diventata nonna all’alba dei 64 anni, ho deciso di sfogarmi raccontando la mia storia in questo libro come se fossero le mie memorie, e chissà che possa essere un buon esempio di vita e restare nel cuore della gente che lo leggerà”.

Da quando hai voluto la gonna?

“Sin da piccola la mamma probabilmente sognava una femminuccia e ogni tanto mi metteva delle cosacchine lunghe che sembravano vestitini. Ma in realtà tutto ciò l’ho scoperto solo 30 anni fa guardando l’album di famiglia. Più o meno all’età di 10/11anni ho cominciato ad avere desiderio di vestirmi da bambina così rubavo gioielli scarpe e gonne alla mamma per poi chiudermi nella mia cameretta per indossarli e sentirmi molto bella”.

La nostra società è basata sulla finzione, sul perbenismo, sulle apparenze, ma la realtà è spesso diversa ; quale è stata la tua?

“Purtroppo anch’io per anni ho dovuto fingere di essere uomo e nella società dovevo comportarmi come tale; ma ad un certo punto non c’è l’ho fatta, stavo male, volevo quella gonna, così mi confidai con la mia compagna, che da subito mi ha capito e sostenuto sempre; da lì la spinta a uscire di casa vestita da donna. Ma non siamo pronti ora a capire i trans, figuriamoci 45 anni fa, e io ero additata, derisa, umiliata, bullizzata e non è stato per nulla semplice!”

Come hai fatto a far emergere la tua vera essenza?

“Poco alla volta tra lacrime e gioie, ci vuole tanto coraggio e da soli il più delle volte è impossibile, ma fortunatamente al mio fianco ci sono sempre state persone che vedevano quello che ero anche se avevo la gonna! Per loro non è mai stato un problema e questo mi ha aiutata tantissimo”.

La protagonista è fuggita come profuga dalla Libia, un paese che voleva sterminare la sua famiglia; il viaggio, che è anche interiore, passa da amicizia, dolore, abusi, amore. Da bambinarimasta imprigionata per tanto tempo in un corpo da bambino, troviamo, Miriam nei panni di un rispettato carabiniere, poi diventa abile batterista, successivamente padre di famiglia, per sbocciare, poi, in tarda età in una vera donna.

Come è stato vivere una doppia identità?

“È stata dura, pensi che quando lavoravo in conservatorio hanno scoperto che la sera mi vestivo da donna e mi hanno cacciata, licenziata in tronco; una sera ero in macchina, mi hanno fermato, quando hanno visto la carta d’identità, ovviamente apparteneva a un maschio e io ero vestita da donna e mi hanno arrestato, unica mia colpa quella di portare una gonna. Diciamo che sono stata nel profondo degli abissi ma poco alla volta sono riuscita a risalire sempre col sorriso”.

Oggi, quale è la situazione di coloro che vogliono radicalmente cambiare la loro identità sessuale?

“Oggi indubbiamente è un po’ più semplice, ma il percorso resta sempre complesso, bisogna prima accettarsi e non è così scontato farlo, poi inserirsi nella società che ancora fa fatica ad accettare i trans. Infatti molti abbandonano il percorso e vivono nella finzione per paura del pregiudizio. Ancor oggi è difficile trovare un lavoro quando ti presenti con la gonna, questa cosa fa veramente molta paura e il più delle volte muori dentro senza far emergere chi sei”.

Oggi tu come vivi la tua vera essenza finalmente ritrovata?

“Oggi sono felice, ci sono tanti progetti per il mio futuro , questo libro è solo l’inizio, poi ci sarà il film e tanto altro che mi aspetta. Sono diventata una donna forte e coraggiosa grazie a tutto ciò che ho passato, anche se ancor oggi farsi accettare non è semplice ma ho imparato a dimostrare ciò che valgo realmente senza soffermarmi troppo sugli inutili pregiudizi”.

A Milano sono dirimpettai, ma si conoscono e sono amici da 4 anni e condividono spesso anche le vacanze; parliamo di Pio e Amedeo e il dottor Pierfrancesco Bove, il chirurgo plastico citato ieri sera, mostrando una foto di Dante Alighieri durante la seconda e sempre esilarante puntata del duo che sta riscuotendo un successo grandioso con il format Felicissima Sera, su Canale 5, seguito da piu’ di 4 milioni di telespettatori.

 

“Mandatelo dal chirurgo, mandatelo dal dottor Bove a rifarsi il naso”-hanno detto Pio e Amedeo.

“Mi hanno citato perché mi conoscono”-dice Bove-“abbiamo tante amicizie in comune, nel mio entourage ci sono diversi vip e il giro è sempre quello”.

Cosa rifaresti a Pio e Amedeo?

“Sono fantastici così, fa parte della loro comicità, guai a toccarli! Se stai bene con la tua fisicità non hai bisogno di nulla. Loro hanno fatto di questa fisicità una punta di diamante per il loro lavoro e piacciono per quello, tutti si rivedono in loro!”

Nell’epoca dei selfie, i pazienti arrivano con le foto ritoccate?

“Capita spesso che il paziente voglia diventare come nel filtro utilizzato per quella foto; io cerco di far capire che il filtro non è la natura e non tutti possono usarlo, la cosa più importante non è il filtro in sé, cio’ che conta è l’armonia che su quel viso e corpo regna e fa sembrare bella la persona”.

Di Dante si ricordano esteticamente tutti il naso, ma di alcuni difetti si puo’ fare un pregio; “cerco di attutire con naturalezza un difetto per farlo, poi, diventare un punto di forza”-aggiunge Bove-“da Lady Gaga, a Meryl Streep, a Barbra Streisand, i nasi non perfetti, ma bellissimi si sprecano.

Se si vive bene la propria fisicità, il difetto si trasforma in un punto di forza e resta una caratteristica della propria personalità”.

Lei punta da sempre sulla naturalezza ed è uno dei migliori chirurghi sulla piazza Europea…

L’eccesso va sempre moderato; lo faccio sempre capire bene ai miei pazienti e ho anche creato una App che informa sulle novità, controlla gli appuntamenti e grazie alla App

i pazienti mi inviano tramite la loro foto che resta un consiglio pre visita. Lavoro 12 ore al giorno, mi sposto tra i vari studi in giro per l’Italia, sono stanco e a volte sotto stress, ma amo il mio lavoro-per eliminare ei segni della stanchezza uso anche io le punturine! Il rapporto umano con i pazienti deve sempre prevalere e i social servono molto a questo scopo”.

 

 

Secondo il settimanale "Chi", ha pizzicato Alessandra Amoroso e il fidanzato Stefano Settepani fare shopping a Roma mano nella mano, con tanto di bacio, i due stanno ultimando i preparativi per le nozze, che si dovrebbero svolgere entro il 2019. I due convivono ormai da anni e il matrimonio sembra imminente...

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